Categoria: PALAZZO
Denominazione: Galleria di Palazzo Reale
Ubicazione
Circoscrizione: Centro
Indirizzo: Via Balbi, 10
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Notizie storiche
Secolo: XVII
Data: 1643 (data progetto) La costruzione del monumentale edificio si protrasse per quasi 8 anni. Nel 1649 risulta ancora incompiuto ma già abitabile.
Attività (uso attuale): Museo-dimora storica – secondo piano nobile, dal 1922.
Sede delle Soprintendenze liguri (Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria e Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici) – primo piano nobile, dal 1922.
Uso storico: Dimora privata
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Descrizione
COMMITTENTE: Stefano Balbi
ARCHITETTI: Pier Francesco Cantone e Michele Moncino, Giovanni Angelo Falcone (successivamente).
ARTISTI:
DECORAZIONE SEICENTESCA: Giovanni Battista Carlone, Valerio Castello, i bolognesi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.
DECORAZIONE OTTOCENTESCA: Michele Canzio, Santo Varni, Giuseppe Frascheri, Cesare Michele Danieli, Giuseppe Isola (i maggiori professori della locale Accademia Ligustica).
PROPRIETARI: Balbi, Cristoforo Battista Centurione (prestanome di Marcantonio Grillo), Durazzo (dal 1679), Savoia (dal 1824).
FASI COSTRUTTIVE
Il Palazzo così come oggi appare è frutto di tre sostanziali fasi costruttive, equivalenti alle commissioni delle tre maggiori famiglie che hanno abitato l’edificio: fase Balbi, fase Durazzo e fase Savoia. In un primo tempo infatti il palazzo consisteva nel solo nucleo centrale, con due piani nobili, tre ammezzati e due brevi ali che delimitavano il cortile d’onore verso il mare e in un’ala minore occidentale unita al corpo centrale. Durante la fase Durazzo l’edificio conobbe una notevole estensione verso levante, grazie all’acquisto di terreni in precedenza di proprietà Pallavicini. Tra 1682 e 1689 dunque, sotto la committenza di Eugenio Durazzo, venne aggiunta anche l’ala orientale. Sempre sotto i Durazzo, nella prima metà del Settecento, ci furono nuovi interventi costruttivi e ampliamenti, che riguardarono principalmente il prospetto meridionale, intrapresi dall’architetto Carlo Fontana. Fu inoltre in questa fase che si costruì, in luogo dell’antica galleria di quadri, la Galleria degli specchi, progettata da Domenico Parodi sul modello delle grandi gallerie preesistenti (quelle dei Palazzi Pamphilj e Colonna ma soprattutto quella della reggia di Versailles). Tra fine Settecento e inizi Ottocento però, la crisi economica costrinse la famiglia Durazzo a vendere il palazzo. Napoleone fu tra i primi ad interessarsene, ma nel 1824 si perfezionò l’acquisto ufficiale da parte di Vittorio Emanuele I, Re di Sardegna (Genova era stata annessa al regno nel 1814). La fase Savoia portò nuovi interventi sull’edificio: restauri, adattamenti e modifiche, ampliamenti, nuove costruzioni e nuove decorazioni. Fu allestita la sala del trono, quella per le udienze, il salone da ballo; fu inoltre costruito un passaggio coperto che univa la reggia alla chiesa di S. Sisto su via Prè e alla Regia darsena, scavalcando con un ponte la strada carrabile. Nel XIX secolo, all’interno della nuova reggia sabauda, dimorarono quindi i re di Sardegna e poi d’Italia fino a quando, nel 1919, Vittorio Emanuele III non la cedette allo Stato italiano. Durante la seconda guerra mondiale il Palazzo subì gravi danni. Nel 1964 la costruzione della sopraelevata implicò la demolizione del “ponte reale” sul fronte mare.
La facciata, forse originariamente liscia, conserva oggi il severo aspetto conferito dal bugnato, voluto dai Durazzo nel corso del Settecento. L’imponente prospetto, eccezionalmente sviluppato in orizzontale, è scandito dai due piani nobili (evidenziati da cornici marcapiano) e da tre ammezzati di cui il primo al piano di strada. Sopra il portale centrale, sovrastato da un balcone, si scorge lo stemma sabaudo.
Dall’atrio si possono ammirare, per inquadrature successive, il cortile e il giardino, separati da una triplice arcata. Le due logge simmetriche raggiungibili tramite gli scaloni monumentali, un tempo aperte, furono chiuse da ampie finestre nella seconda metà del Settecento.
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Opere Notevoli
- GALLERIA DEGLI SPECCHI Vero e proprio capolavoro dell’arte barocca, in cui pittura, scultura e stucchi si intrecciano saldamente ed illusionisticamente, tra i riflessi luminosi di specchi e dorature. Le pareti laterali sono scandite da statue antiche (frammenti integrati) e moderne. Tra queste ultime notevoli sono quattro metamorfosi di Filippo Parodi in marmo bianco di Carrara. Nella parete di fondo troviamo inoltre il Ratto di Proserpina di Francesco Maria Schiaffino.
- SALOTTO DEL TEMPO Tra gli ambienti più antichi del palazzo. Destinato a ricevere una ricchissima quadreria. Contiene opere di Tintoretto, del Grechetto, di Anton Maria Vassallo.
- SALA DEL VERONESE Contiene la notevole copia antica della cena in casa del Fariseo, capolavoro di Paolo Veronese, qui un tempo esposta e poi portata dai Savoia a Torino, presso la Galleria Sabauda.
- SALA DEGLI ARAZZI Con due arazzi fiamminghi di inizio Seicento raffiguranti Storie di Diana.
- SALA DELLE UDIENZE Ospita opere di Van Dyck e di Valerio Castello.
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Note
Il fascino del palazzo consiste nel fatto che si è conservato e si continua a conservare per quanto possibile il suo aspetto di dimora storica. Molti arredi sono infatti originali e, con l’ausilio degli inventari, le integrazioni e i nuovi allestimenti sono stati eseguiti “in stile”. Tra la mobilia e l’oggettistica originaria si segnala il notturlabio del XVII secolo ed il settecentesco Pregadio con inginocchiatoio in legno dipinto, entrambi conservati nella Camera da letto della Regina.
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Bibliografia
L. Leoncini, "Palazzo Reale Balbi Durazzo", Genova, Sagep, 2008.